mercoledì 22 aprile 2009

I templi di Malta

In una suggestiva posizione collinare, con vista sulla terra e sul mare, sorgono i resti di un antico tempio. Costruito di pietra calcarea di colore giallo, che splende sotto il sole. Il suo ingresso si apre su un corridoio centrale, affiancato da absidi semicircolari, altari, sfere scolpite e tracce di rilievi decorativi. Si pensa che questo edificio sia tra i più antichi del mondo - costruito un migliaio di anni prima delle Piramidi e molto prima di Stonehenge. Non è in Egitto o in Grecia o in tutto il Medio Oriente, ma a Malta. Questo piccolo paese di sole e vacanze ha ben più da offrire del semplice relax in piscina. La pietra di fronte a me è alta 6m e larga 4m e pesa più di 50 tonnellate. E' parte delle mura megalitiche, una volta alte fino a 16m, che circondavano il complesso del tempio.

Questi blocchi massicci hanno dato il tempio il suo nome - Ggantija - perché la leggenda vuole che sia stato costruito da giganti. In realtà, esso è stato costruito da una società di agricoltori sedentari che hanno colonizzato Malta circa 7000 anni fa, iniziando a costruire in pietra verso il 3500 a.C.

Si possono ancora vedere resti importanti a Ggantija a Gozo, a 20 minuti di traghetto dall'isola principale, ed a Malta a Mnajda e Hagar Qim - entrambi riapriranno questa estate, dopo l'aggiunta di una tettoia di protezione - così come a Tarxien, vicino alla capitale, La Valletta. Tutti sono siti classificati dall'Unesco come Patrimonio dell'Umanità.

Tarxien è in un ambiente urbano che ispira poco, ma vale la pena di andare a vedere alcune delle migliori sculture del tempio, che portate al Museo Nazionale di Archeologia. Il museo si trova nel centro storico di La Valletta, un posto meraviglioso per passeggiare sotto i deliziosi balconi sovrastanti, con scorci di mare che appaiono alla fine di quasi ogni strada.

Gli edifici sono per la maggior parte della stessa calda pietra calcarea locale utilizzata nei dai costruttori dei templi, e molti datano all'epoca dei Cavalieri di Malta. Il museo occupa uno dei palazzi più belli, il barocco Auberge (Grand Hostel) dei Cavalieri di Provenza, costruito nel 1571. All'interno, però, si va molto più indietro rispetto al XVI secolo.

Nel museo, nelle gallerie del Neolitico, si può vedere come fossero i templi preistorici di Malta, con architravi e altari decorati con motivi a spirale, catene di punti, ocra rossa e rilievi di piante e di animali. Una processione di ovini sfila lungo un fregio di Tarxien e un pesce appare su un blocco di pietra. Tra le statue, le più intriganti sono le "Grasse Signore di Malta", generose figure femminili con grandi sederi e gonne frangiate. Una guida sottolinea che fino a 20 anni fa è stato considerato sano e femminile per una donna maltese apparire arrotondata e ben nutrita.

Dietro una porta nel mezzo di una strada di periferia si trova lo straordinario sito preistorico dell'Ipogeo di Hal Saflieni, una necropoli sotterranea, scavata nella roccia 5000 anni fa. Recentemente restaurato da UNESCO, il labirinto di corridoi e le camere sono accuratamente conservati a bassa illuminazione, e il numero di visitatori limitato a dieci per ogni ora. Questo aggiunge atmosfera, rendendo più facile immaginare il momento in cui i cortei funerari portavano qui le ossa dei loro concittadini per l'eterno riposo.

Armati con un audioguida, scendiamo lungo passerelle in metallo nel sotterraneo buio. In un paio di camere spirali di ocra rossa e disegni a nido d'ape ancora decorano le pareti. Quando si raggiunge il "Santo dei Santi", si trattiene il respiro. E' quasi come un viaggio nel tempo, in un antico tempio 10 m sotto terra. Unico nel suo genere. La piscina può aspettare.

Lungo la sponda, sommozzatori e archeologi proseguono le loro ricerche di altri tempi, sommersi dalle acque. Forse sono i resti del grande santuario di Atlantide, dove si venerava la Grande Dea Madre di tutti i popoli del Mediterraneo.

Il primo cockteil

Nacque in Mesopotamia 5000 anni fa:

Una particolare miscela arcaica di vino, birra, succo di mela e miele. Questa è la composizione di una sorta di grog, come dice Patrick McGregor, una bevanda arcaica che è stata recentemente posta sul mercato negli USA col nome "Il tocco di Midas".

McGovern, professore presso l'Università di Pennsylvania, Philadelphia, ha studiato l'evoluzione della viticoltura in Oriente e in Occidente, trovando alcune terracotte lungo il fiume Tigri che mostravano tracce di acido tartarico (un elemento caratteristico del vitigno di fermentazione), miele, succo di mela e birra d'orzo (una sorta di birra ante litteram).

È degno di nota che probabilmente questo grog era bevuto anche dagli Etruschi, come si può dedurre analizzando alcune ceramiche del Sud della Toscana. Si presume che la domesticazione della vite in Etruria sia stata precedente rispetto alla diffusione del vino greco lungo le coste del sud .

Secondo Osvaldo Failla, ricercatore presso l'Università degli Studi di Milano, è possibile che la domesticazione della vite selvatica abbia avuto luogo in zone circoscritte, e non solo dopo l'introduzione di vitigni esterni. Questo è stato probabilmente possibile grazie alla cura che gli uomini mantenevano per il loro ambiente, migliorando la variabilità genetica e la coltura delle piante.

Nel contesto del progetto di ricerca Vinum, sono state analizzate le caratteristiche genetiche delle viti selvatiche trovate in diversi siti archeologici in Maremma (Toscana), con alcuni vitigni presenti in luoghi non antropizzati. Questi studi hanno dimostrato che, quando gli uomini erano in contatto con la vite selvatica, la variabilità genetica locale risultava accresciuta. È stato inoltre possibile distinguere geneticamente le popolazioni di viti selvatiche derivanti da zone antropizzate rispetto a quelle di aree non antropizzate.

Vino d'erbe per i faraoni indisposti


Quando la "nonna" consigliava qualche sorso di vino di bacche di sambuco "per scopi medicinali", stava seguendo una tradizione che va indietro migliaia di anni. I ricercatori dicono d'aver trovato la prova che gli Egiziani temperavano il loro vino con erbe medicinali sin da 5.000 anni fa.

Un'analisi chimica di terraglie datate al 3150 a.C. indica che erbe e resine erano aggiunte al vino d'uva, secondo una ricerca diretta da Patrick E. McGovern del museo dell'Università della Pennsylvania, come riferiscono le relazioni di antropologia e di archeologia degli atti dell'Accademia nazionale delle Scienze.

L'aggiunta di resine arboree al vino per impedire la malattia era ampiamente conosciuta nei periodi antichi, segnalata anche in Cina antica e sino al Medio Evo, dicono i ricercatori. E notano che nei resoconti dell'antico Egitto si parla di varie erbe che si mescolavano nel vino, nella birra ed in altri liquidi per usi medici.

I prodotti chimici recuperati dalle terraglie indicano che oltre al vino c'erano santoreggia, aniceto blu ed artemisia - un membro della famiglia dell'assenzio romano. Altri prodotti chimici indicano la presenza possibile di balsamo, di senna, di coriandolo, di teucrio o scordio, di menta, di salvia e di timo.

Il Mauseoleo di Alicarnasso e i suoi maestri

A riguardo di alcuni degli scultori più accreditati del IV secolo a.C., quali furono Timoteo, Prassitele, Scopa, Leocare e Briasside, la cui produzione sarà considerata prossimamente in distinte monografie, è ben nota la secolare discussione ciorca la loro effettiva esecuzione della decorazione di ciascuno dei quttro lati del Mausoleo diAlicarnasso, una costruzione ritenuta ecezionale e inserita tra le sette meraviglie del pianeta in età alessandrina. Quanto resta di questo grandioso monumento funerario continua tuttora ad essere analizzato in funzione di una più credibile ricostruzione della sua struttura architettonica e collocazione delle relative ornamentazioni scultoree.

di Lucchese C., edito da Giorgio Bretschneider Editore, Roma 2009

Stage all'estero

Dato ke da Settembre dovrò trovarmi anch'io un occupazione fissa sto vagando tra le offerte di lavoro nei beni culturali...
Mi è capitato sott'occhio un annuncio relativo a uno stage nel turismo sociale all'estero.
So che molti miei coetanei o comunque compagni universitari cercano ogni modo per viaggiare e andare via di casa, quindi ho pensato bene di riproverlo qui:

Stage all’estero nell’ambito del turismo sociale

Mistral Soc. Cooperativa Sociale onlus di Brescia promuove il progetto “Tiny” (Tourism Internships for Youngsters), mettendo a disposizione n.86 stage di 3 mesi in Francia, Grecia, Irlanda, Spagna, Slovacchia, Polonia e Turchia. Le spese di viaggio, vitto, alloggio, assicurazione sono completamente a carico del progetto. Tutti i documenti devono essere inviati entro il 16/05/2009.
Gli stage si svolgono nell’ambito del turismo sociale, sia nel settore dell’offerta turistica (definizione, progettazione, commercializzazione del prodotto turistico), della ricettività, della ristorazione e dei servizi al turista e riguarderanno le figure professionali di livello intermedio, tecnico ed esecutivo. I contenuti dei singoli tirocini verranno definiti in base ai profili dei candidati prescelti con i partner di accoglienza.

Per maggiori info:

http://www.lavorareturismo.it/tirocinio-formativo-e-di-orientamento/stage-all%e2%80%99estero-nell%e2%80%99ambito-del-turismo-sociale